Il nome di questo borgo, Montelupo Albese, viene fatto risalire alla presenza di lupi nella zona e i lupi fanno bella mostra sui dipinti murali presenti sulle facciate delle case del borgo; non poteva mancare il “Sentiero del lupo” che si sviluppa tra splendidi vigneti e ricchi noccioleti ai piedi del paese posto su un poggio dei primi contrafforti delle Langhe. Lo sviluppo dell’escursione è di circa 11 km, ad anello e ben segnalato.
Accesso
Si raggiunge l’abitato di Montelupo Albese e si sale fino a piazza Castello nel punto più alto dove si lascia l’auto. Nella piazza, su una bella terrazza panoramica, c’è una scultura dedicata al lupo.
Itinerario
Si seguono le indicazioni e si gira, con la piazza alle spalle a destra, e si scende in direzione nord-ovest lungo via Umberto.
Si possono ammirare i bei dipinti murali, e il tema del lupo la fa da padrone.
Sulla sinistra c’è la parrocchiale mentre a destra la chiesa dei Battuti.
Al fondo della via si arriva ad una piccola rotonda e, presa la seconda uscita, si continua diritto. Quindi dopo una mezza curva in discesa si svolta a destra sulla stradina. Subito dopo la si abbandona per imboccare un sentiero che scende nel bosco.
A sinistra si incontra il primo noccioleto e dopo un vigneto. Nell’escursione si alterneranno noccioleti e vigneti.
Dopo si scende sulla strada asfaltata e si raggiunge la borgata Torretta Sottana,
con una bella cappella (Cappella Torretta).
Quindi sulla strada si prosegue a sinistra tra le case, poi dopo un breve tratto rettilineo si prosegue appena a sinistra della strada asfaltata.
Quindi si prosegue seguendo le indicazioni e più avanti si incontra una delle panchine colorate, questa di arancione: le panchine sono di colori diversi, poste in luoghi panoramici.
Poi si entra in un bosco al termine del quale si sbuca ai piedi di vigneti.
Dal bivio
Si arriva così a un bivio: seguendo il cartello giallo si abbrevia il percorso, seguendo il cartello rosso, a destra, si fa il giro più lungo tra belle vigne.
Si arriva vicino a borgata Rossotto che non si tocca e si risale a sinistra la strada asfaltata, che dopo circa 400 metri si abbandona per svoltare a destra su via Oriolo. (Se si vuole si può fare una breve deviazione a sinistra verso la cappella campestre della Madonna dell’Oriolo, è stata ricostruita nel Settecento).
Si percorre quindi una stradina che passa di fianco ad una casa per poi scendere a destra tra le vigne.
Al termine della discesa si torna su una strada asfaltata che si imbocca verso sinistra (direzione verso borgata Ceppa).
Quando si arriva in prossimità di una sbarra si svolta su una piccola strada in discesa
che scende a destra tra vigneti e noccioleti fino alle case di borgata Bormida.
Si attraversa la borgata in discesa per poi svoltare a destra (essendo in primavera c’era un tripudio di fiori ai lati della stradina).
Quindi svolta a sinistra passando tra filari.
Nel tragitto si raggiunge il punto meno elevato dell’itinerario attraversando un piccolo rio da cui si comincia a salire, all’inizio in modo abbastanza deciso su sterrata. Si risale nel bosco, con noccioleti, per giungere alla borgata Brantegna, da lì su strada asfaltata.
Nel percorso più avanti si segue una piccola strada che sale a destra. Si passa vicino alla panchina gialla. In un vigneto fa bella mostra di sé una grande sedia.
Si arriva alla Strada dei Pini e si passa vicino alle panchine, una verde e una rossa, e ci si dirige verso il piccolo centro di Montelupo Albese, che da un po’ di tempo si vede chiaramente, raggiungendo la Strada Provinciale 32.
In paese si sale per la via della Langa fino a piazza Castello dove si conclude il giro ad anello.
Barolo
Montelupo Albese è uno dei 16 comuni che costituiscono la Strada del Barolo e non potevamo esimerci dal passare presso una delle più belle cantine in frazione Vergne a Barolo: G.D. Vajra. Accolti dalla nostra amica Francesca e suo marito Matteo abbiamo visitato questa cantina: grandi vini, grandi persone!
Dalla loro presentazione presente sul sito dell’azienda: “La terra ti chiede una dedizione assoluta. Ti chiede di amarla nel bene e nel male, nell’abbondanza e nella mancanza. La terra è quasi più che una casa. Fa parte della nostra vita e chiede di essere custodita con la stessa tenerezza che si riserva agli affetti più cari. E la cosa incredibile è che, nonostante tutte le difficoltà, amarla così non è affatto uno sforzo”.