Un ricordo delle vacanze di Gioventù Studentesca negli anni ’60, dal libro “Ho trovato quello che stavamo cercando” (edito dalla Jaka Book) in cui si racconta di un “raggio” dal titolo nebbia!
Nelle vacanze estive a Madonna di Campiglio si alternavano giornate di gite con giornate in albergo;
una mattina al risveglio eravamo avvolti dalle nuvole, quindi niente gita prevista; ci sarebbero stati giochi, canti e altro; poco prima di pranzo si seppe che ci sarebbe stato un “raggio” dal titolo Nebbia!… sgomento mio con gli amici: cosa dici se non che con la nebbia non vedi niente?!
Don Giussani fece della sintesi dei nostri balbettii incerti una delle più belle e forti lezioni sulla ontologia dell’essere – che solo anni dopo avrei potuto definire così – che ci prese il cuore perché ci spiegò come la nebbia quando noi non vediamo nulla (dolore, rancore, distanza, fatica, ecc., della nostra vita) Dio c’è, continua a esistere e continua il suo amore creatore, “continua a farci essere”, esattamente come le montagne che noi nella nebbia non vediamo, ma restano lì, al loro posto e con la loro funzione.
Imparai che per il Gius tutto, anche la cosa più banale e apparentemente insignificante, era spunto per riconoscere la relazione coll’Essere supremo.
Scritto di Maria Luisa Magnaghi